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martedì 27 dicembre 2011

Capitolo 6: La Terra di Horus (125 a.B.) - IV Parte

Campo di allenamento di Lonbaley – L’incontro con il vagabondo
“Sei tu il vagabondo?” disse Worf volgendosi alla figura distesa a terra.
“Non so quale vagabondo tu stia cercando ed io non voglio essere disturbato” rispose il vagabondo con tono scostante, continuando a bere la sua fiaschetta di bloodwine.
Worf cercò un attimo di calmarsi, la foga di voler subito incontrare questo guerriero lo aveva fatto agire avventatamente. “Mi scusi lei è l’indovina Anelros?” chiese Worf volgendosi alla donna in piedi di fianco al vagabondo.
“Sì, uomo” disse lei spostando l’attenzione verso Worf.
“Uomo?!?” disse ridendo il vagabondo “oggi sei più stanca del solito Anelros”
“Ricorda che io vedo con gli occhi dello spirito … vagabondo” disse lei spostando il capo verso il basso “come dietro un vagabondo ubriacone potrebbe celarsi un guerriero, così dietro questo essere potrebbe esserci qualcuno venuto da altri luoghi e da altri tempi per portare la luce nel nostro mondo”
Worf non riuscì a nascondere la sua sorpresa sentendo quelle parole, ma cercò di mantenere la calma. “Ecco … io sono qui per consegnare questo canino ad un vagabondo” Worf aprì il palmo della mano per mostrare il canino ai due “l’istruttore di Iblin mi ha detto che avrebbe potuto aiutarmi.”
“Perché credi che costui possa aiutarti forestiero?” chiese Anelros
“Sono in questo mondo in cerca di risposte” rispose Worf aprendo il suo cuore all’indovina “talvolta mi sembra come riconoscere gli ambienti, le persone e le sensazioni … a quel punto non sono più certo di sapere chi io sia e i ricordi, che risiedono nella mia mente, tornano nuovamente nell’oblio”
“Tu sei chi credi di essere, ma allo stesso tempo in te rivive lo spirito ed il coraggio di un altro, che ha voluto che tu giungessi qui per seguirne la strada e portare a termine la missione … altro non posso dirti, a te il compito di scoprirlo” Anelros si chiuse in silenzio attendendo che il vagabondo proferisse parola.
“Devi sbrigare qualcosa da me?” chiese questa volta il vagabondo osservando i canini “È nato un nuovo combattente ... però la violenza non è sempre la soluzione migliore! Prima o poi te ne renderai conto da solo. Come hai fatto a sopraffare uno dei capi dei cinghiali?”
Worf osservò l’uomo che era parso prima tanto scostante, evidentemente qualcosa nelle parole dell’indovina o il suo trofeo, lo avevano convinto a parlare. “Non saprei come spiegarvi” iniziò Worf “quando sono in difficoltà sento un forte bruciore dentro di me, una rabbia che cresce e che  mi porta ad esplodere in un potente ruggito.”
“Kor” borbottò il vagabondo
“Kor?” chiese Worf di rimando sentendo quel nome per la prima volta.
“Kor il più grande guerriero, che vi sia stato in Iberia dopo la scomparsa di Arian Horus; nonostante fosse un mezzo sangue, sapeva sfruttare i pregi degli umani e dei felinidi allo stesso tempo. Lui combatteva per il popolo e contro i soprusi mettendo sempre in gioco la sua vita” il vagabondo si fermò rabbuiato e cambiò discorso “Chi ti ha introdotto nell’arte del combattimento?”
“Martok …” rispose Worf che non ebbe il tempo di continuare
“Quel lurido figlio di Gor, non comprendo come possa ancora camminare per le strade del nostro regno” intervenne mosso dall’ira il vagabondo.
“Koloth!” disse con inaspettata fermezza Worf “Martok mi ha osannato le sue gesta e nelle sue parole c’era tristezza ed allo stesso tempo rispetto”
Koloth osservò Worf sorpreso, come se sentisse la voce di un amico che non c’era più. “Quindi Martok ha sempre saputo che ero qui” riprese a parlare Koloth mantenendo un tono, comunque, poco amichevole “un tempo noi eravamo la storia: Kor, Koloth, Kang e Martok, tutti uniti da un comune ideale” Il suo tono di voce si fece triste nel proseguire “Io e Kor eravamo della regione che sarebbe poi divenuta il regno Valorian, Kang di Derion e Martok di Gor. Insieme combattevamo contro il male, la nostra fama si era diffusa per tutta Iberia e ci chiamavano i dahar master, coloro che nell’arte del combattimento avevano raggiungo i più alti livelli, quasi quanto i membri dell’Armata della Luce”      
“Perché allora tutto questo risentimento contro Martok, cosa accadde?” incalzò Worf
“Non fummo in grado di salvare il nostro leader Kor dagli attacchi vigliacchi di alcuni mercenari e dalle orde del male e, beffa ancor più crudele, nemmeno la sua famiglia fu risparmiata” Koloth si fermò bevendo avidamente dalla sua fiaschetta.
“Signore, non comprendo quale sia la colpa di Martok. In questi giorni che ho avuto modo di apprendere l’arte del combattimento da lui, sono stato guidato sulla via dell’onore” rispose Worf con tono pacato.
“La sua colpa?!?” si alzò nuovamente irato Koloth “Lui fuggì, facendo svanire anche le nostre ultime speranze di ricerca della più piccola delle figlie di Kor … Tul, che non fu mai più trovata. A che serve che sia riapparso ora!”
“Calmati, Koloth!” disse Worf con tono calmo e sicuro “vi è sempre una ragione per ogni azione e non giudicare Martok mosso dall’ira, ma lascia che sia il tuo spirito a giudicarlo, perché con quello saprai scorgere la verità”
Koloth si calmò, nelle parole e nello sguardo di Worf sentiva la presenza di un amico, che per troppo tempo era stato dimenticato, ma che, forse, non li aveva mai lasciati. Anelros aveva visto con il suo spirito, ciò che lui non aveva potuto con gli occhi pieni di ira contro il mondo e le creature che lo abitavano. “Forse sei proprio tu la persona che stavo aspettando...bene, ti darò fiducia. Se vorrai ti insegnerò le mie tecniche. Potrai venire da me in qualsiasi momento e negoziare con me.”
“Sarò onorato di giovare della tua compagnia e dei tuoi insegnamenti” rispose Worf prima di congedarsi da Koloth ed Anelros. Da quel giorno Worf iniziò ad allenarsi con Koloth ogni volta che gli era possibile, gli sembrava di rivivere ricordi di una giovinezza che non era la sua.

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