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giovedì 22 dicembre 2011

Capitolo 5: L´Avvento (125 a.B.) - I Parte

5.1 La terra misteriosa – Giorno 1 dell´Avvento

Il suo corpo giaceva esanime lungo la riva del ruscello, solo la luce della luna talvolta oscurata da nubi nefaste mostrava le sue membra.
Uno strano essere con una corazza blu si avvicinò allo strano dormiente, inizialmente il suo andare era guardingo, ma poi presa fiducia iniziò a tastare il corpo inerme e non ottenendo alcun gesto in risposta, avvicinò le sue zanne per poter gustare le carni di quella facile preda. Inaspettatamente, come spinto da un sesto senso, la figura apparentemente umana si destò colpendo la creatura, che, poi, avrebbe appreso essere un cucciolo di Moray, ma il terrore nel vedere le sue forme rispecchiarsi nello specchio d´acqua fu troppo grande per soffermarsi in quel momento sulle fattezze dell'essere ormai caduto in un lungo sonno senza risveglio.


I suoi ultimi ricordi risalivano a qualche giorno prima, quando con Carol stava discutendo se era il caso di entrare in quella grotta a recuperare i loro gatti … o forse quello era un sogno, più passava il tempo ad osservare quel volto felinide, quasi simile ad un leone, più i ricordi diventavano sbiaditi ed il suo nome affondava nell'oblio della sua memoria.
“Chi sono io?” l´insicurezza nel tono di voce mal celava il terrore dentro di lui.
Cercando di farsi coraggio, iniziò a risalire il letto del fiume, sperando di comprendere dove fosse ed allo stesso tempo voleva tenersi lontano da quelle selve oscure, che non lo rasserenavano. Il suo procedere era al quanto goffo, non si sentiva a suo agio in quel corpo che non considerava suo ma, man mano che avanzava, gli sembrava di acquisire nuove capacità. I suoni, che prima sembravano lontani, erano sempre più vicini, quasi come a diventare un tutt'uno con la natura.
Improvvisamente una strana sensazione lo fece destare e si voltò verso il cespuglio alle sue spalle; il suo udito lo aveva messo in guardia ed un odore dolciastro che iniziava a percepire lo fece allontanare di qualche passo dalla zona.  
“Chi va là?” La sua voce aveva ripreso sicurezza, questo corpo che considerava in prestito o frutto di qualche sortilegio, gli aveva permesso di vedere una figura sinuosa muoversi nell'oscurità. 
Non avendo ottenuto risposta, la sua mano con naturalezza si era portata sulla balestra che aveva con sé, cui, in prima battuta, non aveva prestato attenzione, ma, prima che potesse sfoderarla, fu colpito da un dardo al fianco.
L´urlo di rabbia per il colpo subito parve essere il ruggito di un leone, ma le sue membra forse ancora stanche vacillarono e si ritrovò nuovamente disteso a terra.
“Jana non avevi detto che sarrrrebbe stato semplice?” la voce di R´meorr ruppe il silenzio che era calato sul luogo dopo il ruggito.
Jana si voltò verso la felinide accigliata “Chi ti ha detto di intervenire scagliando quel dardo! Era la mia preda e stavo solo scaldandomi” avvicinandosi al corpo inerte e preparandosi a scalciarlo.
Improvvisamente il corpo reagì d´istinto afferrando con una mano la caviglia di Jana, ma il gesto non portò ad alcuna conseguenza per il pronto intervento di Martok, che con l´elsa del suo spadone colpì la nuca del forestiero.
“Femmine!” scuotendo il capo e sputando a terra, in segno di disappunto per il comportamento delle sue compagne di squadra.

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