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martedì 27 dicembre 2011

Capitolo 6: La Terra di Horus (125 a.B.) - I Parte

Figura 1: La Terra di Horus

Villaggio di Horus – Giorno 3 dell´Avvento
“Perché dovremmo perdere il nostro prezioso tempo a far da balie a questo novizio!!! Non bastavano l’allenamento di base fornitogli ieri?!? È tutto senza senso … abbiamo le nostre da seguire!” La rabbia di Jana sembrava non placarsi.
Martok, impassibile, ascoltava lo sfogo di Jana, ormai era abituato alle sfuriate delle ragazza. “Se non foste state due stolte” voltandosi anche verso R’meorr “non sareste in questa situazione, se non erro vi siete fatte sorprendere per ben due volte.”
“Se non fosse stata per quella arciera frettolosa, non staremmo in questa situazione!” Jana si voltò a muso duro verso R’meorr.
“Chi sarrrrebbe la frrrettolosa! Rrrricorrrda che ti aveva visssto e sse non errra perrr me non sso cosssa sarrrrebbe accaduto!!!” Il ringhio appena percettibile di R’meorr e la sua parlata irregolare era il preludio ad un possibile attacco della felinide contro l’umana.
“Silenzio!!! Mi sono stancato delle vostre continue scaramucce e voi sareste membri della Legione” sputando a terra con disprezzo “Ascoltatemi bene, o diventate una squadra o userò il vostro fondoschiena per pulire i miei stivali sino al Castello di Keter” Martok, vedendo abbassare gli sguardi delle due ragazze, si voltò verso il forestiero interrompendo quell’istante di silenzio che era calato sul gruppo dopo il suo intervento. “Nella mia squadra non vi sono senza nome, forestieri, novizi, principianti o nullità, quindi cerca di ricordati il tuo maledetto nome!”
Il forestiero alzò lo sguardo verso i tre, fino a quel momento era rimasto ad osservarli, cercando di mascherare il suo divertimento, ma ora era di nuovo al centro dell’attenzione. L’unica cosa che poteva ricondurre al suo nome era un fazzoletto con uno strano simbolo e delle iniziali ricamante. “W.D.” ripeté a basse voce, ma lui si ricordava solo di Carol e con il tempo le fattezze del viso di lei sembravano divenire sempre meno chiare.
“Cosa pensi che significhi W.D.?” Martok con voce ferma cercava di aiutare a modo suo il forestiero.
“Non ho nessun ricordo” scuotè il capo il forestiero sconsolato.
“Mmm … Worrrrf potrrrebe andare” li interruppe R’meorr “il tuo rruggito di due notti orsono e la posssanza del tuo corrpo felinide ssembrrrano accorrrdarrssi con questo nome”
Il forestiero non sembrava molto convinto delle argomentazioni della felinide; la sua attenzione era soprattutto su quello strano modo di parlare e si chiedeva se anche lui aveva quell’accento alle orecchie degli altri.
“Vada per Worf!” convenne subito Martok, che non era abituato a perdere tempo “ed ora per la D., altre idee?
“Doe” rispose senza pensarci il forestiero, aveva la sensazione che quel termine fosse comune nel mondo da cui credeva di provenire per indicare persone la cui reale identità era, sconosciuta o andava mantenuta segreta.
“Da oggi in poi, sarai per tutti Worf Doe della Settima Squadra. Ora riprendiamo il tuo allenamento e tu Jana inizierai per prima” Martok si voltò verso la ragazza che era rimasta in silenzio per tutto il tempo.
 Campo di allenamento di Lonbaley
I primi affondi non erano andati molto bene per Worf Doe, che era sempre stato colpito da Jana; la ragazza usava una strana arte che da Martok era chiamata Arte dell’Invisibilità, seguita da Colpi Silenziosi o Attacchi a Sorpresa a cui non riusciva a porre rimedio. Quando non aveva usato quell’arte, Jana era stata tanto abile da usare lo Spargimento di Sabbia, impedendogli di muoversi, per poi colpirlo nuovamente.
“È stato solo un caso” ripeteva ora divertita Jana, ricordandosi il primo incontro in cui era stata scoperta e si era sentita ferita nell’orgoglio; non poteva tollerare che un forestiero non indottrinato nell’arte della guerra l’avesse potuta scorgere.
Perché non riusciva più a sentire quella forza dentro di lui? - Worf continuava a ripeterselo ogni volta che veniva colpito e Martok li richiamava al centro del cerchio di addestramento.
Chiuse per un istante gli occhi, cercando di trovare la giusta concentrazione e non lasciandosi distrarre dalla brama di colpirla; non aveva alcun senso cercarla con lo sguardo, ma doveva affidarsi agli occhi del suo spirito. Man mano iniziò a sentire un calore fluire dentro di sé, quella forza innata, che lo aveva sorpreso appena giunto in quella terra misteriosa. Non era la vista a mostrargli le sagome intorno a lui, ma un senso che trascendeva lo stato fisico, ora Jana gli risultava visibile, la vedeva burlarsi di lui saltellando e danzandogli intorno; talvolta accelerava silenziosamente, mentre lui continuava a restare immobile.
“Presa!” ringhiò improvvisamente Worf con rabbia dopo averle bloccato la mano che si allungava verso di lui
“Lasciami!” La sorpresa aveva fatto deconcentrare Jana, che si muoveva in maniera scoordinata.  “Colpo di Sangue” gridò Jana improvvisamente.
“Sei impazzita!” L’azione di Martok fu repentina “Cosa ti è saltato in mente!” Scagliandola a terra, mentre Worf osservava esterrefatto senza comprendere. “Quando capirai che siamo una squadra, da sola non farai mai strada e non vendicherai la tua famiglia.” Martok sputò a terra “Voi donne vi lasciate prendere troppo dalle emozioni e non va bene, quando può esserci in gioco la vostra vita o quella dei vostri compagni.” Si fermò spostando la sua attenzione su Worf “Vedo che hai la dote innata del Sesto Senso del Guerriero, ora metteremo alla prova la tua mira” facendo cenno a R’meorr di preparare i bersagli.
Worf si avvicinò a Jana stendendo la mano per aiutarla a rialzarsi prima di iniziare l’allenamento con R’meorr “Lasciami stare” Jana schiaffeggiò la mano di lui, avviandosi lontano dal perimetro di allenamento.
“Non prrreoccuparrrti le passserrà” Le parole di R’meorr furono accompagnare da una leggera pacca sulla spalla di Worf “orrra vediamo ssse rrriessci ad essserrre più rrrapido e prrrecissso di me” mostrandogli un arco ed una balestra “ti farrrò vederrre prima io”.
R’meorr si inginocchiò prima di sfoderare il suo arco “Perrr la Dea protettrrrice Lapirrrisss, che mi infonda forrrza e precisssione con il sssuo sssorrrriso” successivamente si alzò pronunciando le seguenti parole dopo aver preso saldamente in mano il suo arco e fatto tendere la corda di crine di cavallo “che l’Occhio di Falco mi mosssstrrri con chiarrrezza tutti i berrrssagli e che le frrrecce li colpissscano sssenza deviare nel loro volo. Freccia a pallini!” Tutti i bersagli furono colpiti al centro in un istante, senza che Worf fosse stato in grado di comprendere a pieno i movimenti di R’meorr. “Orrra e il tuo turrrno” disse R’meorr lasciando il campo libero a Worf.
I primi tentativi di Worf furono dei completi fallimenti; l’approccio iniziale con eccesso di forza portò al solo risultato di rompere l’arco o la corda, successivamente iniziò a lasciar partire le frecce regolandosi in base allo stato di tensione della corda, ma mai i tiri furono degni di nota.
“Non sembri essere portato per questa disciplina” Interruppe la prova Martok per un istante.
“Lasssciati guidarrre dal tuo spirrrito ed essso saprrrà dosssarrre la forrrza e guiderrrà il tuo occhio” solo R’meorr cercava di incoraggiare lo sfiduciato Worf.
Worf continuava a non comprendere cosa lo spingesse a mettersi alla prova ed ad imparare quelle arti, forse la speranza di ritornare in quel mondo dei sogni e rivedere quella donna, Carol, che restava presente nel suo cuore anche se in un angolo sempre più remoto. Scosse il capo scacciando via quei pensieri e cercando di seguire le indicazioni di R’meorr. Fece un profondo respiro, iniziava a comprendere che doveva essere un tutt’uno con la natura ed in quel modo la natura lo avrebbe ricompensato infondendo forza al suo spirito. Un po’ alla volta riuscì a centrare i bersagli senza mai eguagliare le abilità di R’meorr.
“Ti servirà questa abilità, anche se è evidente che non hai la stoffa per essere un arciere” Martok per la prima volta dall’inizio dell’avventura si abbandonò ad un sorriso. “Ora l’ultimo allenamento prima che il sole cali” disse Martok facendo segno ad un valletto di portare due spadoni.
“Ehm … cosa dovrei farci esattamente” il tono di voce di Worf non sembrava sicuro all’idea di dover maneggiare quella grossa spada.
“Prima di tutto impugnala e mettiti in guardia” Rispose prontamente Martok facendo vorticare lo spadone con naturalezza senza risentire del suo peso. “Il Dio del fuoco Rumapark fa ribollire il nostro sangue sui campi di battaglia dandoci la forza necessaria per rialzarci dopo ogni caduta e fornendoci nuovi stimoli dopo ogni vittoria, questo è il destino di noi guerrieri, l’eterna battaglia.” Terminate di proferire le parole in onore del Dio, Martok si scagliò con veemenza contro Worf, che in quel frangente aveva cercato di copiarne la postura. “Tu ti definiresti uomo?” Martok si faceva beffa di Worf, vedendolo indietreggiare e talvolta vacillare sotto i suoi colpi.
“Pensi forse che le fronde degli alberi resistono all’impeto dei venti e delle tempeste opponendo resistenza? Così mai potrai rialzarti contro di me” Alle parole di Martok seguì un Urlo di Collera, che fece irrigidire Worf, provocandogli una enorme sofferenza, ed infine con una Tempesta di collera lo scaraventò a terra privandolo dell’arma. “Pivello!” Martok sputò a terra voltando le spalle a Worf e facendo segno ai valletti di soccorrerlo, mentre R’meorr continuava ad osservare la scena.
“Non hai forse detto che il Dio Rumapark ci dona la forza di rialzarci dopo ogni caduta?” sentendo quelle parole Martok si voltò vedendo Worf, che a fatica si rialzava sputando sangue. “Permettimi di maneggiare armi più adatte a me” Worf udiva quelle parole con tanta naturalezza uscire dalla sua bocca, come se fosse mosso da qualcun altro. Si voltò verso il valletto e gli indicò di portargli uno scudo ed una spada. “Ed ora riprendiamo pure” il tono di Worf era questa volta deciso e ruggì con veemenza (Urlo della volontà di ferro) verso Martok.
Martok rise divertito alle parole di Worf, il suo intento ora non era di schernirlo, ma di rendere onore a chi gli stava facendo bollire il sangue e lo onorava nello scontro. La ripartenza di Martok fu più impetuosa di quanto avesse mostrato all’inizio dello scontro, ma questa volta Worf ne assecondava i movimenti riducendo la forza dell’impatto con lo scudo ed ammortizzandone gli effetti rilassando le ginocchia e cambiando la postura all’occorrenza. “La fronda asseconda la veemenza del vento senza mai soccombere ed attende il momento per la sua rivalsa” con queste parole Worf iniziò la sua riscossa con una serie di attacchi contro Martok, ma senza mai riuscire a metterlo in difficoltà ed alla fine dovette soccombere di fronte alla maggiore esperienza del capo squadra.
“Ha Ha Ha … Ben fatto giovane arbusto. Oggi hai imparato cosa significa essere un guerriero. Contro Jana sei stato spinto dall’orgoglio, contro R’meorr la speranza ti ha unito alla Natura ed infine contro di me l’ira ti ha mosso ridandoti forza. Ora andiamo a riposare le nostre stanche membra, che domani le prove saranno ancora più dure” Pronunciate le parole, Martok strinse con forza la mano di Worf “ma prima rifocilliamoci con del bloodwine che renderà i nostri sogni più lieti” scoppiando in una risata e facendo segno a R’meorr di unirsi a loro.
Jana, lontana in disparte, aveva osservato la scena e vedendo combattere Worf inizialmente impacciato ed infine con ritrovato vigore, le parve di rivedere le movenze del padre e di risentire le sue parole “L’origine della forza deriva dai piedi, È avviata dalle gambe, Diretta dalla vita E mostrata nelle mani” una lacrima le rigò il volto, rompendo dopo tanto tempo quel guscio dentro cui si era chiusa, ma non se la sentiva ancora di unirsi alle risate dei suoi amici. “Amici” si soffermò a ripetere quella parola più volte.

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